Esperienze (professionali) – artistiche
Dal 1969 agli anni 80
Mentre frequentavo l’Accademia di Belle Arti, erano gli anni della contestazione, la passione per la scultura mi aveva fatto avvicinare alla persona che, proprio in quel periodo, era stato nominato docente di tecnica del marmo: Pietro Lorenzoni.
Giunto a Torino nel 1933 per terminare alcuni lavori di Leonardo Bistolfi, Pietro Lorenzoni più non sarebbe tornato nella sua terra d’origine, se non negli ultimi anni della sua vita, terminandola là dove, da ragazzo, aveva imparato ad amare la scultura andando per sassi sul greto del torrente Serra, seguendo il quale lo sguardo si perde sulle pendici dell’Altissimo, “il monte di Michelangelo”.
Lorenzoni mostra subito la sua abilità nel lavorare il marmo, l’argilla ed il gesso; inizia così, a Torino, una lunga attività di scultore-traduttore Divenendo il punto di riferimento per tutti quegli scultori di Torino che desideravano veder tradotte in marmo le opere che avevano modellato in creta o plastilina, artisti, vogliosi di cimentarsi nella scultura, ma incapaci di realizzarla, che troveranno in Lui l’artefice delle loro opere.
Era Pietro uno scultore che coniugava la sua grande capacità tecnico-esecutiva ad una passione vera e profonda per la scultura, quella con la S maiuscola, per intenderci. Erano gli anni che vedevano nascere a Torino artisti “poveri e concettuali” ma Lui confidava a pieno nelle potenzialità di quell’arte antica ma attuale che sembrava, in quei momenti, “fuori moda”
Era una giornata di neve, quando per la prima volta accompagnai Pietro Lorenzoni al suo studio in p. Fontanesi, nei pressi della Dora. Oltrepassato un vecchio cancello di ferro, un cortile sterrato, marmi un po’ dappertutto; con una grossa chiave, girando un chiavistello rumoroso . . . finalmente dentro lo studio.